Mario Giacomelli – Figure / Ground

Le immagini del grande fotografo italiano in mostra al Paul Getty Museum di Los Angeles

Che Mario Giacomelli fosse un fotografo, un innovatore, un artista di grande sensibilità e per certi versi un “poeta del bianconero” non avevamo dubbi. Chi conosce la sua storia, le sue immagini a volte sospese e surreali, ma sempre oneste e dirette, momenti di vita tanto veri quanto struggenti, non dimentica mai Giacomelli quando parla di grandi fotografi italiani. Non è quindi una sorpresa apprendere che ancora una volta il suo messaggio sia trasversale e varchi di nuovo le frontiere nazionali. La grande mostra americana al Paul Getty Museum, fino al 10 ottobre 2021, organizzata con il supporto prezioso della curatrice Virginia Heckert, ci ha però sorpreso. Quasi 100 le immagini in esposizione nelle sale del museo appena fuori Los Angeles, con un percorso omnicomprensivo che raccoglie vita e storia artistica dell’autore, incluso un video illustrativo per chi vuole approfittare di una visita virtuale, e un app dedicata per conoscere più da vicino i dettagli di alcune immagini sono un grande e prezioso contributo alla memoria di questo artista, che va ricordato sempre come un grande maestro della fotografia in bianconero. A corredo anche un catalogo di cui trovate qualche immagine qui sotto, facilmente reperibile anche online.

Nato in povertà, da una famiglia di umili origini contadine in una cittadina delle Marche, il fotografo autodidatta Mario Giacomelli (1925–2000) trascorse tutta la sua vita a Senigallia, lungo la costa Adriatica nelle Marche in Italia. Subito dopo aver acquistato la sua prima fotocamera nel 1953, una Bencini Comet S (CMF) modello del 1950, con ottica rientrante acromatica 1:11, pellicola 127, otturazione con tempi 1/50+B e sincro flash, e deciso di diventare fotografo, si appoggia per la stampa allo studio di Lanfranco Torcoletti di via Mastai, dove conosce Giuseppe Cavalli, grande teorico della fotografia. Il contatto frequente e intenso con Cavalli, un'amicizia reverenziale di tipo maestro/discepolo, è fondamentale per la formazione culturale di Giacomelli. Iniziò a creare ritratti umanistici di persone nei loro ambienti naturali, così come astrazioni di panorami. Fu solo l’inizio di un lungo percorso professionale, artistico e soprattutto personale, di grandi incontri e contaminazioni, che lo portò ad esprimere con la fotografia una gamma intensa di sfumature umane. Rese con un forte contrasto di bianco e nero, le sue fotografie sono spesso granulose e crude, ma sempre fortemente personali. Spesso si dimentica che Giacomelli all’estero è considerato uno dei più grandi fotografi italiani, le sue fotografie sono state esposte in moltissimi paesi in tutto il mondo. Noi non lo dimentichiamo, e se vi capita di vedere le sue fotografie vi sarà facile capire perché.

La mostra di Los Angeles è dedicata al ricordo di Daniel Greenberg ed è resa possibile grazie a donazioni fatte da lui e da Susan Steinhauser.

Cristina Chiarotti © Foto Review Magazine

 

Tra le sue opere: Il bambino di Scanno; Verrà la morte e avrà i tuoi occhi (Ospizio); Io non ho mani che mi accarezzino il volto (Pretini); Paesaggi: Presa di coscienza sulla natura; Metamorfosi della terra; Storie di terra; Memorie di una realtà; Caroline Branson da Spoon River; Bando.

Per tutte le informazioni vi invitiamo a consultare il sito: https://www.archiviomariogiacomelli.it/

Informazioni sulla mostra

Paul Getty Museum, in collaborazione con IIC Los Angeles

Fino al 10 Ottobre 2021 – Ingresso: Libero

Mario Giacomelli: Figure/Ground (getty.edu)

mostra > Mario Giacomelli: Figure-Gound (esteri.it)

Vi consigliamo anche il video della curatrice:

Join Getty photographs curator Virginia Heckert for a virtual opening and walk-through of two exhibitions—this one and The Expanded Landscape.

https://youtu.be/SICQrqYBEiY

 

Qui sotto alcuni brani tratti dal sito del Museo © Paul Getty – Los Angeles

Mario Giacomelli (1925–2000) is widely regarded as one of the foremost Italian photographers of the twentieth century. Born into poverty, he lived his entire life in Senigallia, a town on the Adriatic coast in Italy’s Marche region. After losing his father at age nine and completing elementary school at eleven, he apprenticed as a typesetter and printer, while also teaching himself to paint and write poetry. With money given to him by a resident of the ospizio (hospice) where his mother worked, he opened a printshop, a business that ensured lifelong financial stability. His engagement with photography began shortly thereafter, occurring primarily on Sundays, when the shop was closed.

After purchasing his first camera in 1953, Giacomelli quickly gained recognition for the raw expressiveness of his images, which echoed many of the concerns of postwar Neorealist film and Existentialist literature, with their interests in the conditions of everyday life and in ordinary people as thinking, feeling individuals. His preference for grainy film and high-contrast paper resulted in bold, geometric compositions with deep blacks and glowing whites. Most frequently focusing his camera on the people, landscapes, and seascapes of the Marche, Giacomelli often spent several years exploring a photographic idea, expanding and reinterpreting it, or repurposing an image made for one series for inclusion in another. By applying titles derived from poetry, he transformed familiar subjects into meditations on the themes of time, memory, and existence.

FORMING GIACOMELLI

As a young man, Giacomelli served briefly in the Italian army during World War II. His photographic practice shows the influence of two approaches prevalent in postwar European photography: humanism, which is often associated with photojournalism; and artistic expression as a means of exploring the inner psyche, which derived from the theory of Subjective photography advanced by Otto Steinert (German, 1915–1978). In Italy, these approaches found their respective counterparts in the camera clubs La Gondola (The Gondola), established in Venice in 1948, and La Bussola (The Compass), begun in Milan in 1947. Giacomelli, who was self-taught as a photographer, exchanged ideas with and learned from members of both clubs. He was also a cofounder of Misa, a local chapter of La Bussola named after Senigallia’s principal river.

Senigallia’s people and places were recurring motifs in Giacomelli’s work. In addition to revealing his interest in the different communities of his hometown, these photographs of a Romani family and of children frolicking on the beach demonstrate his ability to combine humanist and expressive impulses. Giacomelli understood that graininess, movement, and high contrast could do more than simply provide a veneer of abstraction; they also heighten the emotive power of images.

 © Paul Getty Museum - Los Angeles